Volevo anche informarmi un po’ sul loro ethos, ma naturalmente c’è lo svantaggio che in dialetto un termine così è sconosciuto. Non si può domandare: “Ciò che ethos gavio voialtri?”. Non è che manchi una parola per caso, per una svista dei nostri progenitori che hanno fabbricato il dialetto. Tu puoi voltarlo e girarlo, quel concetto lì, volendolo dire in dialetto, non troverai mai un modo di dirlo che non significhi qualcosa di del tutto diverso; anzi, mi viene in mente che la deficienza non è del dialetto ma proprio dell’ethos, che è una gran bella parola per fare dei discorsi profondi, ma cosa voglia dire di preciso non si sa, e forse la sua funzione è proprio questa, di non dire niente, ma in modo profondo. Ce ne sono tante altre di questo tipo; la più frequente, all’università, presso studenti e professori, era “istanze”. Adesso che ci penso anche “istanze” in fondo vuol dire “ethos”, cioè “niente”.
I Piccoli Maestri, di Luigi Meneghello
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