“Un fantasma si aggira
per la cultura occidentale:
il fantasma dei Balcani”
Immaginando i Balcani
M.Todorova, 1997

Dopo tanti anni dalla guerra fratricida, che ha smembrato la Yugoslavia, il fantasma dei Balcani non ha ancora trovato pace nel cuore della sua Europa, anzi! Ora ha compagnia: c’è il fantasma di quelle fragili democrazie bloccate dalle divisioni etniche; c’è quello delle promesse di ingresso nell’Unione Europea per popolazioni, che spesso vedono solo la migrazione come prospettiva per un futuro. E poi ci sono loro: gli invisibili rifugiati- lontani da casa, picchiati e costretti a vivere in situazioni disumane lungo una rotta, che si pretende di aver chiuso. In mezzo a tutti questi spettri, c’è anche la coscienza di un’Europa, che per l’ennesima volta è complice di gravi violazioni dei diritti umani.


Nell’estate del 2015 alla stazione di Monaco di Baviera si era vista un’altra Europa: cantava l’Inno alla Gioia per accogliere chi fuggiva dalla guerra e dalla miseria. Era la voce di solidarietà che passava dai padri fondatori dell’Unione Europea alla nostra generazione, adagiata nel benessere e nel consumismo, ma ancora capace di aprire gli occhi al resto del mondo.


Poi però si è scelto di accontentare chi non voleva più nessun arrivo. Eppure da quel 2015 il numero di persone in fuga nel mondo è passato da 65,3 milioni a 79,5 milioni. L’80 per cento di loro è ospitato in Paesi o territori afflitti da insicurezza alimentare e malnutrizione grave – molti dei quali soggetti al rischio di cambiamenti climatici e catastrofi naturali. Oltre i tre quarti dei rifugiati di tutto il mondo (77 per cento) provengono da scenari di crisi a lungo termine – per esempio quella in Afghanistan, ormai entrata nel quinto decennio. Oltre otto rifugiati su 10 (85 per cento) vivono in Paesi in via di sviluppo, generalmente in un Paese confinante con quello da cui sono fuggiti. I 26.928 attraversamenti della rotta balcanica, avvenuti tra 2019 e 2020, sarebbero quindi solo le briciole di un fenomeno mondiale, che già nel 2015 ci gridava di fare la nostra parte e che, nel frattempo, ha solo aumentato la disperazione.


Nonostante tutto questo, per noi cittadini europei, nei Balcani la strada è chiusa. Forse abbiamo davvero perso la nostra identità dimenticando cosa sia la voglia di libertà quando si fugge di casa; cosa fosse la solidarietà quando l’Europa si rialzò dalle ceneri delle due guerre mondiali.
Spero che questo fumetto sia un piccolissimo sostegno per coloro che non hanno dimenticato e che sanno quanto sia meglio un canto di benvenuto rispetto ad una strada chiusa. Spero che questo fumetto ricordi a chi lo legge che c’è bisogno di altre voci per il coro alla stazione di Monaco.


Giorgio Romagnoni

Un grazie speciale a Nicole Corritore
e a tutta l’equipe di Osservatorio
Balcani Caucaso Transeuropa,
a Gianfranco Schiavone
e gli operatori del
Consorzio Italiano di Solidarietà.

Per approfondire consiglio la lettura di
“Dossier Balcani. La rotta Balcanica.
I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa”,
scaricabile gratuitamente dal sito di Altreconomia.


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